Una yurta sull'Appennino. Storia di un ritorno e di una resistenza by Marco Scolastici

Una yurta sull'Appennino. Storia di un ritorno e di una resistenza by Marco Scolastici

autore:Marco Scolastici [Scolastici, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, General, Social Science, Disasters & Disaster Relief, Technology & Engineering, Agriculture, Animal Husbandry
ISBN: 9788806238827
Google: 7RsmvAEACAAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-06-14T22:00:00+00:00


6.

TERREMOTO

Dove si gioca con le contraddizioni in termini

Il centro di Amatrice polverizzato, Accumoli cancellata, decine di paesi ridotti in ginocchio. Duecentonovantanove vittime in tutto e migliaia di persone la cui vita nel giro di pochi istanti è stata sconvolta dalla scossa di magnitudo 6.0 che nella notte del 24 agosto del 2016, alle 3.36, ha colpito il Reatino, il Perugino e l’Ascolano, facendosi avvertire da Rimini a Roma.

Io? Noi? Macereto?

Mi trovavo a Lecce quella notte, tre giorni strappati al lavoro. Mia madre mi chiama, è calma, lucida quando mi riferisce quello che ha appena sentito.

Pochi minuti e sono in macchina. Arrivo a Macereto verso mezzogiorno, ma durante il viaggio mi sono già messo in contatto con i lavoranti e gli amici di Visso: la scossa è stata avvertita eccome, ma per fortuna nessuna vittima, nessun ferito, solo qualche danno e molto spavento.

Scendo dalla macchina e il personale mi rassicura, verifico che tutti stiano bene, poi entro in casa insieme a Lucia. Ci sono piccole crepe su alcune pareti, ma nell’insieme pare tutto a posto. Salgo sul vecchio Classe G e faccio il giro delle stalle che sembrano integre e dei pascoli dove gli animali sono tranquilli. Torno in casa, Lucia ha preparato il caffè, ci sediamo e lo beviamo in silenzio, lo sguardo basso, per non leggere uno negli occhi dell’altra il sollievo e la vergogna: Amatrice, Accumoli, a cinquanta chilometri da noi è l’inferno.

Il giorno dopo viene a trovarmi Eugenio, un amico geologo, uomo di buon senso, una quindicina d’anni piú di me. È stato sul posto dopo i terremoti dell’Aquila e in Umbria e anche questa volta scenderà nelle zone piú colpite per mettersi a disposizione. Ora però è qui per comprare formaggio. Nei primi due o tre giorni, dice, meglio lasciar fare a chi è preposto, senza aumentare la confusione.

Non so quanti glielo abbiano chiesto dall’altra notte, ma glielo domando comunque.

– Se l’Italia è uno stivale, – comincia, sapendo di avere di fronte un profano, – immagina che il piede che lo calza sia avvolto da un calzino. Il calzino ha delle pieghe e una di quelle pieghe si chiama faglia adriatica, una frattura che ha la particolarità di essere frammentata in tanti segmenti allineati, ma non continui, che percorrono il sottosuolo dell’Appennino centro-settentrionale fino a oltre 20 km di profondità.

Lo guardo con l’aria di chi ha capito e non ha capito.

– Il fatto è, – ci riprova, – che la costa tirrenica si sta allontanando da quella adriatica. In poche parole l’Appennino si sta allargando a una velocità media di circa 5 millimetri ogni anno. Il calzino si sta stiracchiando. Lo vediamo dal gps. E il movimento produce un liberarsi di energia, che sono poi le scosse.

– Da quanto?

– Da quanto cosa?

– La faccenda dell’Appennino che si allarga?

Eugenio prende un pezzetto di pecorino tra quelli che tengo sul bancone per l’assaggio.

– Diciamo… – fa la faccia per dire «buonissimo!» – Otto milioni di anni? Mi metti sottovuoto due ricotte salate? Le voglio portare alle zie di Firenze.



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